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Appendicite: che cos’è, sintomi, cause, diagnosi e possibili cure

Appendicite: che cos'è, sintomi, cause, diagnosi e possibili cure

L’Appendicite è un’acuta infiammazione che si sviluppa nell’appendice, che non è altro che una piccola borsa, dalle dimensioni di un dito, che appartiene all’intestino crasso, ed è posizionata nella parte bassa, sulla destra, dell’addome.

Che cos’è l’Appendicite?

Ad oggi non è stato ancora scoperta una valida funzione della presenza dell’appendicite, anche se in molti hanno avanzato l’ipotesi che possa avere una funzione secondaria nel sistema immunitario. Nella maggioranza dei casi, la sua funzione resta comunque nulla, ciò dovuto anche al fatto che, nel momento in cui questa viene rimossa, non genera danno alcuno.

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In genere l’appendicite viene diagnosticata dagli esperti tramite accurata anamnesi, mentre la visita, che avviene tramite esami del sangue e diagnostici, stabilirà se la diagnosi è corretta o meno.
Un tempo si pensava bene di esportare l’appendicite in maniera immediata, tramite terapia chirurgica; oggi giorno però si utilizza una terapia conservativa, fatta di antibiotici, al fine di evitare ulteriori complicazioni.

Tra i sintomi principali legati all’appendicite troviamo:

  • dolore addominale,
  • mancanza d’appetito,
  • nausea,
  • vomito,
  • stitichezza e/o diarrea,
  • mancata capacità di espellere gas,
  • lieve febbre,
  • gonfiore addominale.

Sintomi legati all’Appendicite

Il primissimo sintomo legato all’appendicite è senza alcun dubbio il dolore addominale, che in genere si presenta in maniera improvvisa, e con la capacità di far risvegliare nel cuore della notte.

Questo dolore addominale, che si presenta prima di tutti gli altri, parte dall’ombelico, estendendosi verso il basso, a destra; si capirà subito che è un dolore legato all’appendice, visto che risulta essere diverso dagli altri mai provati, si intensifica con le ore, e aumenta se ci si muove, se si effettuano profondi respiri, se si tossisce o si starnutisce.

Come appena detto questo è il primo sintomo che si verifica, a seguire ve ne saranno degli altri, tra cui:

  • mancanza di appetito,
  • nausea e vomito,
  • stitichezza e/o diarrea,
  • mancata capacità di espellere gas,
  • lieve febbre seguita da altri sintomi,
  • gonfiore addominale,
  • percezione come se defecare annullasse il problema.

Vi sono però ulteriori sintomi che tendono a far pensare ad altre problematiche legate sempre ai dolori addominali, tra queste abbiamo:

  • blocco intestinale,
  • malattie infiammatorie dell’intestino come ad esempio il morbo di Crohn,
  • malattia infiammatoria pelvica o altri fastidi ginecologici,
  • aderenza intestinale,
  • stitichezza.

In quale lato dell’addome compaiono i dolori?

Come già accennato, l’appendicite si fa riconoscere tramite un dolore addominale, ovvero dolori alla pancia, che vanno e vengono. In qualche ora questo dolore si acutizza sempre di più, fino a diventare maggiore soprattutto sul fianco, in basso a destra, luogo dove è posizionata per l’appunto l’appendice.

Se vengono effettuati movimenti, se si fa pressione sulla zona, se si tossisce o starnutisce, il dolore tende ad aumentare, portando con se ulteriori sintomi quali:

  • sensazione di malessere,
  • nausea,
  • mancanza di appetito,
  • diarrea,
  • febbre e/o viso arrossato.

Da cosa è causata l’Appendicite?

È obbligo prima di tutto dire che l’appendicite può essere contratta da qualsiasi persona, di qualsiasi sesso o di qualsiasi età, anche se si è osservato che vi è una certa tendenza di rischio soprattutto nei soggetti fra i 10 e 20 anni di età.

Un blocco del lume, o interno, dell’appendice, può generare la comparsa di appendicite; si parla sostanzialmente di un’intensa reazione infiammatoria. Il muco creato, finisce direttamente nel lume, andando di conseguenza a generare un aumento di batteri, in genere presenti nella parte interna dell’appendice; si ha come conseguenza finale un rigonfiamento e una successiva infezione.

I fattori primari che portano a questo blocco del lume, sono in genere:

  • feci,
  • parassiti,
  • crescita anomala del tessuto linfatico (in genere a causa del morbo di Crohn),
  • corpi estranei o noccioli (come ad esempio uva, ciliege, peperoni),
  • tumori.

L’appendicite può tranquillamente manifestarsi in seguito ad un’infezione virale nel tratto digestivo, anche se nella maggioranza dei casi, è dovuta ad un’ostruzione da parte di feci calcificate.

Nel momento in cui un’appendicite eccessivamente infiammata potrebbe “scoppiare”, andrebbe come conseguenza a sviluppare un’infezione all’interno dell’addome, provocando addirittura una rischiosa peritonite.

Diagnosi dell’Appendicite

Nella maggioranza dei casi, risulta essere molto semplice la diagnosi dell’appendicite, tranne nel momento in cui non vada a manifestarsi con i classici sintomi pocanzi elencati. Un’ulteriore complicanza si può avere nel momento in cui l’appendice non si trovi nel punto giusto, ma risulti essere invece spostata in zone diverse come:

  • bacino,
  • dietro all’intestino crasso,
  • intorno al piccolo intestino,
  • in basso a destra del fegato.

Vi sono anche alcuni soggetti che, con i sintomi prima elencati, non capiscono di andare incontro ad ulteriori patologie. Tra queste troviamo:

Attraverso una diagnosi differenziale, effettuata cioè facendo pressione e dopo rilasciando sull’addome in basso a destra, l’esperto sarà in grado di stabilire se i sintomi, i tempi e il modo in cui questi compaiono, risultano effettivamente legati all’appendicite o ad altre cause. Nel momento in cui i dubbi non venissero chiariti facendo ciò, si può tranquillamente ricorrere ad approfondimenti diagnostici o a test di laboratorio.

Test laboratoriali ed ulteriori esami

Effettuando gli esami del sangue, si può facilmente capire se ci si trova in presenza di infezioni come l’aumento dei globuli bianchi. Da questi si può evincere anche se si ha una disidratazione o una mancanza di equilibrio di fluidi ed elettrolitico.

Effettuando le analisi delle urine, si può capire se escludere o meno la presenza di infezioni nel tratto urinario, o rimuovere l’idea di una gravidanza attraverso l’esame delle beta HCG.

Effettuando una tomografia computerizzata o CT, si può avere la diagnosi corretta dell’appendicite, ma anche di altri fattori che generano i dolori addominali. Viene sovente utilizzata anche l’ecografia. 

In alcuni casi si ricorre anche alla radiografia addominale, per capire se si è in presenza o meno di appendicite, ma anche se si possono diagnosticare o meno altre problematiche causa di dolore addominale.

Possibili cure per l’Appendicite

Nel momento in cui un singolo soggetto ritiene di essere in presenza di appendicite, dovrà urgentemente recarsi presso un medico, pronto soccorso od ospedale, visto che è una emergenza di tipo medico che ha bisogno di cure tempestive. Facendo ciò, tramite una veloce diagnosi, si potrà evitare lo scoppio della stessa, evitando inutili complicazioni.

Il modo più efficace nella cura dell’appendicite è da sempre l’asportazione tramite intervento chirurgico, anche se ad oggi si sta cercando di approcciarsi alla stessa tramite metodi più conservativi, e con questo si intende l’utilizzo di antibiotici; questo dove sia possibile, e soprattutto senza esporre il soggetto a vani rischi.
In seguito ad una recente metanalisi esposta sul JAMA Pediatrics, è venuto fuori che almeno il 90% di soggetti, in particolare bambini sottoposti a cura con antibiotici, siano riusciti a trattare in maniera efficiente la problematica.

Il classico intervento chirurgico viene detto appendicectomia, e può essere tranquillamente effettuato in 2 differenti modi, ovvero:

  1. Tramite laparotomia, dove si esporta l’appendice effettuando un’incisione nella parte in basso a destra dell’addome.
  2. Tramite video-laparo-appendicectomia, dove si esporta l’appendice effettuando più incisioni, molto più piccole, nell’addome, utilizzando degli strumenti chirurgici appositi. Tramite questo intervento, si hanno meno complicanze (come infezioni post-operazione), e una ripresa più rapida.

Vi sono volte in cui il chirurgo si trova in presenza di un’appendice sana, e al fine di rimuovere ogni dubbio o problematica rimuove comunque la stessa, al fine di evitare una futura insorgenza. Vi sono stati anche rari casi in cui durante l’intervento chirurgico veniva mostrata una problematica diversa dalla suddetta, e dove si è passati comunque alla rimozione della diversa problematica durante lo stesso intervento.

Nel casi in cui l’appendice “scoppia”, si va a creare intorno ad essa un ascesso, comunemente chiamato ascesso appendicolare. Questo ascesso non è altro che un corpo formato da solo pus, e che viene generato al fine di difendere l’organismo da un’imminente infezione in via di sviluppo.

Questo ascesso può essere trattato sia chirurgicamente, sia drenato prima di effettuare lo stesso. Il drenaggio avviene tramite un tubo posto nell’ascesso, tramite la parete addominale; attraverso la tomografia computerizzata, viene rintracciata la zona esatta dove effettuare l’operazione.
Questo tubo per drenare sarà lasciato nel suddetto punto per almeno 2 settimane, e nel frattempo si dovrà effettuare una cura di antibiotici contro l’infezione. Passate 6 o 8 settimane, ovvero quando saranno controllate l’infezione e l’infiammazione, si potrà finalmente passare all’intervento chirurgico.

In genere si passa ad una cura senza intervenire chirurgicamente, quando si è in presenza di problematiche cardiovascolari, o almeno quando la situazione del soggetto permetta un approccio conservativo con antibiotici.

In seguito ad alcune ricerche è anche venuto fuori che l’appendicite può essere migliorata sia attraverso l’uso di antibiotici, sia attraverso una dieta fatta di soli liquidi o più leggera. In questa dieta leggera si dovrà anche eliminare l’utilizzo delle fibre, al fine di facilitare il transito intestinale.

Attraverso cure adeguate, ma anche attraverso esercizi fisici o stile di vita sano, si può migliorare facilmente la condizione dell’appendicite, eliminando anche l’ipotesi di sottoporsi a diete ristrette. Ad ogni modo si guarisce completamente, dall’intervento chirurgico, dopo 2 settimane, aggiungendo obbligatoriamente una buona dose di sport, al fine di favorire una corretta guarigione dei tessuti.

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