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Vaiolo: che cos’è, sintomi, cause, contagio, diagnosi e possibili cure

Vaiolo: che cos'è, sintomi, cause, contagio, diagnosi e possibili cure

Il vaiolo è una patologia virale altamente contagiosa, dove gli ultimi casi si sono avuti nei lontani anni ’70. L’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, ha dichiarato il termine del vaiolo nel 1980, rimuovendo così anche l’obbligo di vaccinazione. Il risultato è stato dovuto ad un rigido programma, il quale obbligava l’unione di quarantena e vaccino.

Che cos’è il vaiolo?

Come detto, il vaiolo è una malattia contagiosa abbastanza grave, la quale si trasmette da uomo ad uomo. Tra i principali sintomi abbiamo febbre sfogo cutaneo, il quale può generare anche la comparsa di cicatrici permanenti su ampie parti del corpo, faccia inclusa. Vi sono stati addirittura casi in cui il vaiolo ha portato a cecità permanente.

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Nel culmine della sua progressione, il vaiolo ha fatto registrare anche il 30% di mortalità dei soggetti infetti. Era possibile distinguerne 2 tipologie di virus:

  1. Variola major, quale infezione altamente pericolosa legata ad un alto tasso di mortalità, del quale è possibile distinguerne ben 4 sottotipi:
    ordinario
    modificato, quale forma più lieve e tipica di chi aveva effettuato il vaccino, quale andamento era più leggero, così come i sintomi. In rari casi si moriva con questo tipo, e veniva sovente scambiato con la varicella;
    piatto, o maligno, quale forma fatale diffusa soprattutto nei bambini e in soggetti con disordini nel sistema immunitario;
    ➜ emorragico, quale forma più rara ma al contempo grave, che prevedeva emorragie cutanee, alle mucose e tratto gasto-intestinale. Qui non c’era l’esordio di vescicole, ma la pelle era scura per via dell’accumulo di sangue nel derma più profondo. L’emorragia poteva avvenire ad occhio, cuore, milza, rene, fegato e muscoli e colpiva prevalentemente immunodepressi ed adulti.
  2. Variola minor, che forma una malattia più leggera, definita alastrim, la cui percentuale di mortalità restava bassa.

Ad oggi il virus del vaiolo non è più esistente in natura, nonostante siano state conservate delle riserve per studi e ricerche. E’ possibile però trovare ancora il vaccino, eseguito però soltanto sui soggetti a maggior rischio e quindi:

  • scienziati
  • medici
  • professionisti ricercatori che lavorano in contatto con il virus.

Sintomi del vaiolo

Il vaiolo ha un’incubazione che va dai 5 ai 17 giorni, ed i sintomi hanno differenti manifestazioni, le quali variano in ogni fase della patologia.
Nella fase iniziale i sintomi saranno:

Si avrà in seguito lo sfogo cutaneo, il quale esordisce mediante macchioline rosse a partire da bocca e lingua e con durata di 4-5 giorni. Vi sono probabilità che queste si infettino, divenendo delle ulcere, e qui l’infezione sarà più contagiosa. Si avranno poi nuove eruzioni cutanee sparse su tutta la superficie cutanea, e quindi da viso ad arti inferiori e superiori, in circa 24 ore. Sono inclusi anche palmi delle mani e piante dei piedi.

Nel corso dell’esordio dello sfogo alla cute, si avrà un abbassamento della temperatura, dove il soggetto si sentirà meglio, nei 3 giorni a venire, però si noterà le macchie tramutarsi in vescicole purulente ed aumento della temperatura, che tale resterà fino a quando le pustole non cicatrizzano, divenendo crosticine che desquamano e si staccano.

Dopo 3 o 4 giorni dall’esordio dei sintomi, quasi tutte le pustole tenderanno a seccarsi e staccarsi, lasciando dietro di sé una profonda cicatrice, detta butteratura. Il contagio termina solo quando le crosticine saranno cadute tutte.

Cause del vaiolo

La causa del vaiolo è legata a molteplici virus Orthopoxvirus , all’interno dei quali vi è il DNA dei Poxviridae del genere Orthopoxvirus. Hanno le dimensioni di un mattone, e quindi 250/300x200x250 nm. La sua struttura è abbastanza complessa, dove all’esterno si ha il guscio che si forma nel momento in cui si lascia la cella.

La membrana lipoproteica esterna, contenente glicoproteine, si raccoglie nel citoplasma intorno al nucleo. Il complesso nucloproteico, chiuso all’interno della membrana interna, possiede proteine ed una molecola di DNA lineare a doppio filamento, con estremità covalentemente chiuse.

Contagio del vaiolo

Il vaiolo può esser trasmesso soltanto da uomo ad uomo e non da animali od ulteriori vettori. Il contagio avviene solamente mediante:

  • inalazione
  • contatto con croste, quale mezzo meno efficace
  • liquidi corporei infetti, come saliva e secrezioni nasofaringee
  • oggetti contaminati.

Una volta contagiato, il virus arriva alle vie respiratorie, dove si moltiplica, prima senza sintomi o disagi, per poi coinvolgere i linfonodi locali e diffondere il virus, per via ematica, ad organi e tessuti, quali:

  • milza,
  • fegato,
  • midollo osseo,
  • linfonodi,
  • organi,
  • cute.

Sarà qui che faranno il loro esordio i primi sintomi. Il contagio comincerà con la comparsa delle eruzioni cutanee, ed il soggetto sarà contagioso durante tutta la durata della patologia, prevalentemente nella prima settimana di sfogo cutaneo, fino a quando le crosticine non si saranno staccate tutte.

Diagnosi del vaiolo

La diagnosi è di tipo clinico, alla quale base vi sono le lesioni cutanee, le quali risultano esser d’aiuto anche nell’identificazione della fonte del contagio, così da avviare la quarantena ed il vaccino; le conferme si ottengono soltanto mediante analisi ambulatoriali.

Prima della sua scomparsa, il vaiolo veniva sovente scambiato per varicella, dove si entrava in diagnosi differenziale. E’ possibile distinguerle però in differenti modi:

  • Clinicamente lo sfogo della varicella non arriva ai palmi di mani e piante dei piedi
  • Le pustole della varicella hanno differenti dimensioni, mentre quelle del vaiolo presentano quasi tutte le stesse dimensioni.

Per una corretta diagnosi è ovviamente possibile ricorrere a differenti esami di laboratorio.

Possibili cure al vaiolo

Ad oggi non si è ancora giunti ad una efficace terapia contro il vaiolo, motivo per cui si hanno rischi per una potenziale minaccia batteriologica. Gli antibiotici risultano del tutto inutili, visto che la patologia è causata da un virus e non da batteri, per cui la si può prevenire soltanto con il vaccino. 

I trattamenti vigenti fungono solo da supporto, e questi prevedono:

  • tenuta dell’idratazione
  • monitoraggio dell’infezione
  • ventilazione artificiale se necessaria
  • terapie per lo shock settico in caso di forme maligne od emorragiche.
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