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Cisti di Bartolini o Bartolinite: che cos’è, sintomi, cause, diagnosi e possibili cure

Cisti di Bartolini o Bartolinite: che cos'è, sintomi, cause, diagnosi e possibili cure

Risultante essere una conformazione rotonda che tende a formarsi nella parte sottostante le pliche della cute della vulta e nella zona laterale del vestibolo vaginale è la cisti di bartolini o Bartolinite. Quest’ultima tende a formarsi susseguentemente all‘occlusione del condotto escretore, causa della crescita della ghiandola per il ristagno e la stasi del materiale liquido posto internamente al condotto.

Codesto materiale tende ad essere formato al fine di causare l’azione lubrificante del condotto della vagina, nel momento in cui la donna è in fase di eccitamento.

Risulta essere una malattia femminile che compromette le ghiandole vaginali. La problematicità subentra susseguentemente all’occlusione del condotto di Bartolini, causa del rigonfiamento della ghiandola per il ristagno del secreto, con annessa produzione di cisti. La motivazione causa complessità di decorso del fluido. In rari casi, le cisti di Bartolini risultano essere causa di un’infiammazione, e dunque una patologia formatosi sessualmente oppure causa di un malfunzionamento genetico del condotto genitale.

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In casi di cisti rigonfiate, risulta probabile l’evidenziazione di un senso di fastidio, specialmente nel corso dell’attività sessuale e della deambulazione. La diagnosi, vede lo svolgimento di un test ginecologico con annessa biopsia escissionale. Solitamente, le cisti non necessitano di terapia nei casi di ridotta grandezza e non sono causa di infezioni contigue. Nel caso in cui il trauma dovesse essere annesso a sintomatologie o ascesso, risulta opportuno drenare la ghiandola.

Sintomi delle Cisti di Bartolini o Bartolinite

Le cisti di Bartolini solitamente non causano sintomatologie, sebbene tendano a rigonfiarsi causando disturbo durante la posizione supina, le passeggiate e l’attività sessuale. Subentrano in maniera monolaterale, nella zona limitrofa all’orifizio vaginale, con annessa compresenza di ingrossamento, similare ai noduli, senza dolore e palpabilità.

Codesto fastidio, tende a modificare la regolare esteriorità dei genitali, specialmente se di grosse dimensioni, causando asimmetria vulvuare. Nel caso in cui le cisti dovessero causare infezioni, in aggiunta, risulta possibile evidenziare rigonfiamento, rossore, stati febbrili e dolenza preponderante.

Nel caso in cui la grandezza dovesse essere regolare, la cisti tende a non presentare sintomatologie per lunghi lassi temporali. Ciò nonostante, nel caso in cui dovesse ingrossarsi, il trauma causa arrossamento vulvare, dispareunia e dolenza nel corso della deambulazione. La medesima urinazione diviene complessa.

Spesso, la compresenza di codesto fastidio risulta connessa alla formazione di essiccazioni vaginali. Nel caso in cui il materiale presente internamente alla cisti di Bartolini dovesse essere contaminato, risulta possibile la probabilità di ascesso. In tale situazione, risulta probabile la percentuale di stati febbrili e dolenza preponderante. L’ascesso della cisti risulta ipersensibile alla palpabilità, accrescendo di volume e causando rossori cutanei.

Cause delle Cisti di Bartolini o Bartolinite

Facente parte del complesso della produzione cistica vulvare è la cisti di Bartolini. Le cisti risultano essere delle ghiandole di ridotte dimensioni dalla conformazione ovale oppure tonda, poste simmetricamente lungo i lati o alle spalle dell’orifizio vaginale. La corrispettiva funzionalità prevedere la secrezione di un liquido viscido e limpido, avente la funzione di lubrificare il condotto della vagina nel corso dell’attività sessuale.

Spesso, il condotto dal quale il liquido esce tendono a chiudersi, causando la produzione di una cisti di Bartolini. La causa non risulta essere solitamente conosciuta. Tuttavia, spesso essa tende ad essere connessa a traumi, infezioni e procedimenti d’infiammazione. Tutto ciò accade a seguito di uno scorretto funzionamento congenito oppure di una patologia quale gonorrea e clamidia.

Si presenta maggiormente nei soggetti femminili di età compresa fra i 20 ed i 30 anni. Con il decorso temporale, contrariamente, l’infezione subentra sporadicamente. Nei soggetti in fase di climaterio, difatti, le cisti di Bartolini non si evolvono. Dunque, la fuoriuscita di noduli oppure masse vulvari necessita biopsia escissionale, al fine di ovviare la presenza di eventuali tumori maligni.

Diagnosi delle Cisti di Bartolini o Bartolinite

La cisti di Bartolini necessita di test specialistico, attraverso il quale, il medico analizza correttamente il problema prescrivendo la terapia curativa migliore. Nei soggetti dai 40 anni in su, si richiede biopsia escissionale, al fine di ovviare eventuali tumori maligni. La presenza di tumori vulvari vengono studiati mediante uso di un microscopio che analizza il trauma e le peculiarità.

Solitamente, la cisti in tal caso si presenta senza regolarità e con sporgenze. Nel caso in cui la ghiandola di Bartolini dovesse essere ingrossata e causa sintomatologie, lo specialista tende a studiarne l’esteriorità e toccarla nel corso dell’esame. Dall’esteriorità, difatti, risulta possibile capire il grado di infezione. In tal caso, lo specialista analizza l’ascesso, mediante estrapolazione del materiale viscido.

Svolta con ulteriori traumi cistici e solidificati è la diagnosi differenziale, quali:

  • Cisti epidermiche da inclusione.
  • Idroadenoma papillare.
  • Fibroma.
  • Lipoma.
  • Cisti dei dotti di Skene.

In rari casi, il cancro vulvare causa la modificazione neoplastica dei fattori epiteliali della cisti. Risulta opportuno tenere a mente che codesta malattia risulta spesso connessa all’infezione da papilloma virus.

Il cancro delle cisti ha, solitamente, una conformazione vulvare tattile e non regolare, con noduli e dura. Nel corso del tempo, si presentano dolenza e prurigine, nonché secchezza. Il trauma diviene necrotico oppure ulcerato, comportando fuoriuscita di sangue e secchezza vaginale.

Possibili cure delle Cisti di Bartolini o Bartolinite

Solitamente, le ghiandole di Bartolini non hanno bisogno di terapie curative in caso di ridotta grandezza, fastidio impercepibile e mancate infezioni contigue. Nel caso in cui il trauma dovesse essere soggetto a sintomatologie o ascesso, contrariamente, lo specialista prescrive drenaggio chirurgico, cosiddetta bartolinectomia.

Nel momento in cui la ghiandola di Bartolini non dovesse comportare sintomatologie oppure fastidi leggeri, risulta probabile svolgere semicupi localizzati con utilizzo di acqua rovente. Codesto processo svolge azione lassativa e permette di ridurre il congestionamento dell’area. Al contrario, risulta probabile porre il corpo all’interno di acqua rovente per pochi cm. Codesti semicupi localizzati devono essere svolti dalle 3 alle 4 volte al dì al fine di evidenziare benefici, per un lasso temporale non superiore ai 15 minuti. Spesso, con codesta terapia curativa, le ghiandole di Bartolini vanno via.

Nel caso in cui non si dovessero evidenziare benefici, contrariamente, risulta consigliabile il consulto specialistico. Attraverso la terapia curativa chirurgica risulta possibile eliminate la ciste, sebbene quest’ultima possa subentrare nuovamente dopo poco tempo. Al contrario, risulta preferibile dare vita ad un’entrata da condotto della cisti alla superficie della vulva, affinché risulti possibile eliminare il liquido riformatosi all’interno della cisti di Bartolini.

Lo specialista, al fine di svolgere codesto trattamento, adopera:

  • Drenaggio chirurgico con catetere di Word, facendo un taglio all’interno della cisti al fine di far penetrare un tubo di ridotte dimensioni con un palloncino. Dopo il posizionamento, il tubo con palloncino tende a rigonfiarsi ed il catetere di Word resta all’interno per 6 settimane, in maniera da dare vita ad una fenditura durevole, precedentemente alla rimozione. La compresenza del catetere non comporta cambi sullo stile di vita del soggetto femminile, eccetto che l’attività sessuale risulti fastidievole.
  • Marsupializzazione, e dunque taglio della cisti e nell’esterno della struttura paretale. Spesso in tal procedimento si svolge anestesia totale.

Susseguentemente a codesti operazioni, il soggetto manifesta fuoriuscita di liquido sugli indumenti intimi. Ciò è sintomo dell’uscita della secchezza delle ghiandole di Bartolini durante il processo di rimozione. Si consiglia in tal caso di svolgere semicupi di acqua tiepida al fine di affievolire la dolenza e velocizzare i processi curativi.

La terapia, spesso, consiste nella totale rimozione della ghiandola e della costruzione della regolare fessura vaginale. Nel caso in cui però la ghiandola dovesse aggravarsi con ascessi, si tende a consigliare un corretto trattamento a base di antibiotici, con annesso drenaggio al fine di incentivare l’uscita di liquido maleodorante. Codesto trattamento permette di agevolare in maniera rapida la dolenza.

Susseguentemente all’operazione, le pareti delle ghiandole di Bartolini presentano un innovativo canale per l’essiccazione. Risulta inoltre possibile eliminazione mediante operazione chirurgica la ghiandola. Al di là della terapia curativa, spesso la ghiandola di Bartolini tende a formarsi nuovamente. In tale situazione, risulta consigliata la marsupializzazione, e dunque la cisti affetta tende ad essere tagliata al fine di agevolare la funzione drenante e contrastare che il materiale purulento possa raffermarsi internamente. Primario consiglio al fine di ovviare la formazione della cisti di Bartolini, risulta essere lo svolgimento di una corretta pulizia dei genitali.

Inoltre, ovviare l’utilizzo contiguo di assorbenti e salvaslip, in quanto compromettono la regolare respirazione della cute. Nonché l’utilizzo di vestiario sintetico e indumenti di biancheria particolarmente attillati. Ulteriore vantaggio al fine di preventivare la formazione di ghiandole risulta essere l’utilizzo di preservativi durante l’attività sessuale, al fine di ovviare ed abbassare l’eventualità di subentro di infezioni e di ascessi.

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