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Disturbo Schizoaffettivo: che cos’è, cause, sintomi e possibili cure

Disturbo Schizoaffettivo: che cos'è, cause, sintomi e possibili cure

Il Disturbo Scizoaffettivo risulta essere una patologia le cui sintomatologie riguardano stati depressivi e bipolarità. Precisamente, il paziente presenta per circa 30 giorni momenti connessi a svariate sintomatologie psicotiche.

Successivamente al decorso del mese, il soggetto manifesta sintomatologie connesse a tale schizofrenia per i successivi 15 giorni senza però modificare l’umore in maniera considerevole. Il movente di tale disturbo non è ancora certificato nel dettaglio. Ciò nonostante durante il fastidio il paziente il più delle volte manifesta un disturbo che modifica lo stesso umore. Pertanto, tale fastidio tende ad essere migliorato mediante la somministrazione di prodotti farmacologici capaci di reggere le sintomatologie di tale patologia.

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Risulta però opportuno dire che il paziente affetto da tale patologia non presenta soltanto sintomatologie connesse alla patologia stessa, bensì presenta un ulteriore fastidio che comporta stati depressivi e bipolarità costante.

Profilo del disturbo schizoaffettivo

Le sintomatologie di tale fastidio di schizofrenia sono connesse ad un costituente sentimentale singolo.

Dunque, è possibile determinare un doppio gruppo:

  1. Fastidio di schizofrenia Maniacale: nel caso in cui il fastidio manifesta un momento di bipolarità o misto;
  2. Fastidio di schizofrenia Depressiva: nel caso in cui il fastidio manifesta solo le sintomatologie depressive più rilevanti;

Causa del disturbo schizoaffettivo

Il movente della patologia schizofrenica non risulta ancora evidenziato. Ciò nonostante, probabilmente tale disturbo varia a seconda di determinate cause, le quali operano in maniera importante su un fattore biologico ed uno genetico, capace di portare il paziente ad essere affetto da tale patologia.

Per quanto concerne l’epidemiologia, unica cosa chiara è che tale fastidio risulta meno diffuso rispetto alla vera e proprio schizofrenia che il più delle volte colpisce i soggetti femminili. Generalmente, tale fastidio è riscontrabile negli adulti ma nei rari casi è evidente anche negli adolescenti. Pertanto, tale disturbo genetico tende a manifestarsi anche attraverso i familiari, ciò significa che tende a propagarsi ed aumentare la percentuale di rischio.

Sintomi del disturbo schizoaffettivo

Tale patologia manifesta momenti depressivi unipolari e bipolari a momenti di inquietudine ed abbagli susseguiti da momenti di serenità. Durante gli anni, tale fastidio è capace di causare la privazione della tattilità e la formazione di idee singolari capaci di portare il paziente a preferire la solitudine e l’essere introverso.

Durante le fasi di aggravamento, il paziente manifesta svariate sintomatologie, come:

  • Inquietudine – pensieri costanti e certezza errata, non conformi alla realtà, malgrado le chiarezze opposte. Tale insorgenza risulta caratteristica della schizofrenia;
  • Abbagli – presentimenti errati e falsati;
  • Eloquio disorganizzato;
  • Catatonia;
  • Delirio coerente;
  • Comportamento motorio bislacco e scorretto;
  • Mancate emozioni;

Per quanto concerne il fastidio connesso a stati depressivi, il soggetto tende ad evidenziare:

  • Mancata presa decisionale e coinvolgimento nei confronti di diversificate attività;
  • Malinconia, avvilimento, idee e sfere affettive negative costanti (ad esempio morte e suicidio);
  • Irrascibilità;
  • Pentimento;
  • Affaticamento e insufficienza energetica;
  • Disturbi di concentramento;
  • Mancata appetenza;
  • Solitudine;

Per quanto concerne il fastidio di schizofrenia bipolare, contrariamente, le sintomatologie risultano essere:

  • Irascibilità ed umore debole;
  • Eccitabilità;
  • Eccesso di ottimismo;
  • Garrulità;
  • Facile distraimento e carenza di concentramento;
  • Mancanza di sonno;
  • Istintività;
  • Atteggiamento disordinato, cattivo ed incosciente;

Trascorso

Il trascorso di tale fastidio tende ad essere generalmente occasionale. Solitamente, tende ad essere ovviato in solo 6 mesi, seppur vi sono episodi laddove le sintomatologie si aggravano in maniera graduale sino a causare una prognosi di schizofrenia vera e propria. Vi sono poi ulteriori casi, laddove a tale fastidio precorre perturbazione elevata. La diagnosi tende ad essere benevole contrariamente alla schizofrenia seppur più grave dei fastidi legati all’umore.

Prognosi del disturbo schizoaffettivo

La prognosi risulta connessa alla presenza di turbamenti umoristici. La differenza tra il fastidio schizoaffettivo e la schizofrenia vera e propria così come del fastidio legato all’umore non risulta facilmente evidenziabile. Al fine di capire la gravità di tale malattia risulta opportuno intervistare il soggetto che ne è affetto, al fine di ricavare nozioni inerenti al danneggiamento delle funzionalità e delle qualità connesse a tale sintomo.

Tale prognosi, in aggiunta, si pone come oggetto il rintracciare i legami che vi sono fra le difficoltà del soggetto ed i componenti causa di tale patologia. Al fine dunque di evidenziare una prognosi corretta risulta opportuno comprendere i fastidi per circa 30 giorni in maniera costante. In aggiunta, per circa 15 giorni bisogna studiare i segnali connessi all’inquietudine e agli abbagli nel caso in cui non si evidenzino sintomatologie connesse alla sfera affettiva.

Prognosi differente

La differenza tra il fastidio schizoaffettivo ed i fastidi connessi all’umore possono variare a seconda della sintomatologia e del trascorso.

  • Nel fastidio schizoaffettivo, tende a manifestarsi un momento di modificazione umoristica connessa a sintomatologie schizofreniche;
  • Contrariamente, nella schizofrenia le sintomatologie connesse all’umore si presentano per breve decorsi contrariamente al trascorso complessivo laddove si manifesta il fastidio, presentandosi solo nel decorso del periodo prodromico;
  • Nei fastidi umoristici con fattori psicotici, contrariamente, le sintomatologie si manifestano soltanto nel decorso delle modificazioni umoristiche;

Durante la prognosi, lo specialista omette il movente fisiologico connesso ad un presupposto medico comune. Al fine dunque di appurare ulteriori moventi capaci di causare similari psicosi, lo specialista può consigliare al soggetto un’analisi neurologica e l’effettuazione di analisi ematochimiche.

Terapia per disturbo schizoaffettivo

Successivamente all’avvalorata prognosi, risulta probabile constatare un’operazione curativa di supporto. Durante la terapia, spesso, il paziente compromette le persone a lui care, poiché spesso non identifica la propria autogestione e dunque non è equo per quanto concerne l’identificare il movente causa dell’accrescimento ed adempimento del fastidio.

La terapia di tale fastidio necessita il più delle volte di una doppia strategia:

  • Psicoterapia: capace di cooperare col soggetto al fine di tenere sotto controllo i sintomi e dunque ridurre l’alterazione ad esso connessa;
  • Trattamento farmacologico: consigliato al fine di affievolire le sintomatologie psicotiche, trattare gli stati depressivi e dunque pre-cauzionare eventuali reiterazioni;

Naturalmente, la terapia è differente in base alla tipologia e la complessità della sintomatologia.

Psicoterapia

La psicoterapia risulta essere una terapia alquanto fondamentale poichè capace di cooperare per quanto concerne il progresso della diagnosi schizoaffettiva, prestando attenzione alla difficoltà patologica e alla singolare singolarità.

Tale trattamento ha come fine:

  • Agevolare un’opportuna analisi realistica;
  • Riattivare le funzionalità del soggetto;
  • Diminuire la complessità a socializzare, così come complessità cognitive e psicologiche;
  • Agevolare il superamento sintomatico, al fine di raggiungere un equilibrio non patogeno;

Trattamento farmacologico

Il trattamento farmacologico presenta:

  • Antipsicotici: e dunque prodotti farmacologici ottimali per curare sintomatologie psicotiche tra cui inquietudine, delirio coerente ed abbagli;
  • Stabilizzatori umoristici;
  • Antidepressivi: capaci di tenere sotto controllo malinconia o fastidi del sonno con conseguente diminuzione di concentramento;

Pertanto, i prodotti farmacologici adoperare per curare tale fastidio prevedono l’uso nelle primarie settimane di un sedativo neurolettico. In caso di stati depressivi, contrariamente, risultano ottimali gli antidepressivi triciclici ed i sedativi neurolettici. Ad oggi, ottimale risulta essere ugualmente la monoterapia che vede la somministrazione di un prodotto farmaceutico antipsicotico atipico. Generalmente però al fine di controllare al meglio tale fastidio risulta opportuna una terapia prolungata ed una diagnosi a seconda del soggetto.

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