Durante le fasi di aggravamento, il paziente manifesta svariate sintomatologie, come:
- Inquietudine – pensieri costanti e certezza errata, non conformi alla realtà, malgrado le chiarezze opposte. Tale insorgenza risulta caratteristica della schizofrenia;
- Abbagli – presentimenti errati e falsati;
- Eloquio disorganizzato;
- Catatonia;
- Delirio coerente;
- Comportamento motorio bislacco e scorretto;
- Mancate emozioni;
Per quanto concerne il fastidio connesso a stati depressivi, il soggetto tende ad evidenziare:
- Mancata presa decisionale e coinvolgimento nei confronti di diversificate attività;
- Malinconia, avvilimento, idee e sfere affettive negative costanti (ad esempio morte e suicidio);
- Irrascibilità;
- Pentimento;
- Affaticamento e insufficienza energetica;
- Disturbi di concentramento;
- Mancata appetenza;
- Solitudine;
Per quanto concerne il fastidio di schizofrenia bipolare, contrariamente, le sintomatologie risultano essere:
- Irascibilità ed umore debole;
- Eccitabilità;
- Eccesso di ottimismo;
- Garrulità;
- Facile distraimento e carenza di concentramento;
- Mancanza di sonno;
- Istintività;
- Atteggiamento disordinato, cattivo ed incosciente;
Trascorso
Il trascorso di tale fastidio tende ad essere generalmente occasionale. Solitamente, tende ad essere ovviato in solo 6 mesi, seppur vi sono episodi laddove le sintomatologie si aggravano in maniera graduale sino a causare una prognosi di schizofrenia vera e propria. Vi sono poi ulteriori casi, laddove a tale fastidio precorre perturbazione elevata. La diagnosi tende ad essere benevole contrariamente alla schizofrenia seppur più grave dei fastidi legati all’umore.
Prognosi del disturbo schizoaffettivo
La prognosi risulta connessa alla presenza di turbamenti umoristici. La differenza tra il fastidio schizoaffettivo e la schizofrenia vera e propria così come del fastidio legato all’umore non risulta facilmente evidenziabile. Al fine di capire la gravità di tale malattia risulta opportuno intervistare il soggetto che ne è affetto, al fine di ricavare nozioni inerenti al danneggiamento delle funzionalità e delle qualità connesse a tale sintomo.
Tale prognosi, in aggiunta, si pone come oggetto il rintracciare i legami che vi sono fra le difficoltà del soggetto ed i componenti causa di tale patologia. Al fine dunque di evidenziare una prognosi corretta risulta opportuno comprendere i fastidi per circa 30 giorni in maniera costante. In aggiunta, per circa 15 giorni bisogna studiare i segnali connessi all’inquietudine e agli abbagli nel caso in cui non si evidenzino sintomatologie connesse alla sfera affettiva.
Prognosi differente
La differenza tra il fastidio schizoaffettivo ed i fastidi connessi all’umore possono variare a seconda della sintomatologia e del trascorso.
- Nel fastidio schizoaffettivo, tende a manifestarsi un momento di modificazione umoristica connessa a sintomatologie schizofreniche;
- Contrariamente, nella schizofrenia le sintomatologie connesse all’umore si presentano per breve decorsi contrariamente al trascorso complessivo laddove si manifesta il fastidio, presentandosi solo nel decorso del periodo prodromico;
- Nei fastidi umoristici con fattori psicotici, contrariamente, le sintomatologie si manifestano soltanto nel decorso delle modificazioni umoristiche;
Durante la prognosi, lo specialista omette il movente fisiologico connesso ad un presupposto medico comune. Al fine dunque di appurare ulteriori moventi capaci di causare similari psicosi, lo specialista può consigliare al soggetto un’analisi neurologica e l’effettuazione di analisi ematochimiche.
Terapia per disturbo schizoaffettivo
Successivamente all’avvalorata prognosi, risulta probabile constatare un’operazione curativa di supporto. Durante la terapia, spesso, il paziente compromette le persone a lui care, poiché spesso non identifica la propria autogestione e dunque non è equo per quanto concerne l’identificare il movente causa dell’accrescimento ed adempimento del fastidio.
La terapia di tale fastidio necessita il più delle volte di una doppia strategia:
- Psicoterapia: capace di cooperare col soggetto al fine di tenere sotto controllo i sintomi e dunque ridurre l’alterazione ad esso connessa;
- Trattamento farmacologico: consigliato al fine di affievolire le sintomatologie psicotiche, trattare gli stati depressivi e dunque pre-cauzionare eventuali reiterazioni;
Naturalmente, la terapia è differente in base alla tipologia e la complessità della sintomatologia.
Psicoterapia
La psicoterapia risulta essere una terapia alquanto fondamentale poichè capace di cooperare per quanto concerne il progresso della diagnosi schizoaffettiva, prestando attenzione alla difficoltà patologica e alla singolare singolarità.
Tale trattamento ha come fine:
- Agevolare un’opportuna analisi realistica;
- Riattivare le funzionalità del soggetto;
- Diminuire la complessità a socializzare, così come complessità cognitive e psicologiche;
- Agevolare il superamento sintomatico, al fine di raggiungere un equilibrio non patogeno;
Trattamento farmacologico
Il trattamento farmacologico presenta:
- Antipsicotici: e dunque prodotti farmacologici ottimali per curare sintomatologie psicotiche tra cui inquietudine, delirio coerente ed abbagli;
- Stabilizzatori umoristici;
- Antidepressivi: capaci di tenere sotto controllo malinconia o fastidi del sonno con conseguente diminuzione di concentramento;
Pertanto, i prodotti farmacologici adoperare per curare tale fastidio prevedono l’uso nelle primarie settimane di un sedativo neurolettico. In caso di stati depressivi, contrariamente, risultano ottimali gli antidepressivi triciclici ed i sedativi neurolettici. Ad oggi, ottimale risulta essere ugualmente la monoterapia che vede la somministrazione di un prodotto farmaceutico antipsicotico atipico. Generalmente però al fine di controllare al meglio tale fastidio risulta opportuna una terapia prolungata ed una diagnosi a seconda del soggetto.