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Artemisina: che cos’è, a cosa serve e tossicità

Artemisina: che cos'è, a cosa serve e tossicità

L’artemisina ed i corrispettivi effetti terapeutici hanno inizio il 23 Maggio 1967, anno durante il quale il Gruppo Nazionale direttivo sulla ricerca dei farmaci antimalarici della Cina, diede inizio ad una preponderante inchiesta al fine di evidenziare innovativi principi attivi operanti funzione antiparassitaria.

Che cos’è l’Artemisina?

Durante il 1972, l’artemia annua, e dunque arbusto adoperato nel campo medico cinese, diede beneficio all’artemisina.

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Codesto principio attivo, dalla strutturazione chimica difficoltosa, aveva la capacità di svolgere funzione antimalarica ugualmente per quanto concerne i parassiti farmaco-riluttanti. Durante il 1976, differenti ricerche permisero il chiarimento in merito alla meccanizzazione della funzione dell’artemisina.

Specialmente, codesto sesquiterpene ossigenato, mediante la struttura endoperossidica, aveva la capacità di operare congiuntamente allo ione Ferro, dando vita a radicali liberi e conferendo decadimento alle cellule mediante lo shock ossidativo. La preponderante presenza di ferro internamente ai plasmodi malarici, dà spiegazioni in merito alla permalosità di codesti batteri alla funzione dell’artemisina.

Aventi molteplici quantitativi intracellulari di ione Ferro, congiuntamente all’elevato quantitativo di recettori transmembrana per la Transferrina, risultano essere le cellule tumorali. Difatti, alquanto fondamentale per il sostentamento dei quantitativi di suddivisione mitotica causa della differenziazione delle cellule neoplastiche è lo ione Ferro. I quantitativi difatti dei recettori transmembrana per quanto concerne la transferrina risultano coesi alla complessità tumorale.

Date le preponderanti quantità di ferro, le cellule cattive si presentano ipersensibili all’azione pro-ossidante dell’artemisina, conferendo alla stessa una sellettività naturale. In base a ciò, dunque, risulta possibile studiare l’utilizzo dell’artemisina e dei corrispettivi derivati, quali: l’Artesunato e la Diidroartemisina (DHA) nel campo dell’oncologia. Oggi giorno, dunque, le peculiari garanzie nel campo terapico di codesti principi attivi restano strettamente connessi alle malattie oncologiche e immunologiche.

A cosa serve?

La preponderante spinta svolta dai centri di ricerca, strettamente connessa ai benefici antitumorali dell’artemisina, contrassegnano l’elevato tasso di ricerche in merito, che hanno permesso di congetturare differenti meccanizzazioni di funzione di codesto principio attivo.

Ad oggi, le caratteristiche benefiche antitumorali dell’artemisina e dei corrispettivi derivati risultano accentuati dalla:

  • funzione antiproliferativa, avente la funzione di regolamentare il mancato bilanciamento della funzione del ciclo replicativo che differenzia le cellule tumorali. Specialmente, codesti principi attivi hanno la capacità di tenere sotto controllo le cicline e le corrispettive kinasi, incastrate nell’ampliamento dei procedimenti di proliferazione. Ciò comporta di conseguenza il freno dei processi proliferativi cellulari
  • funzione proapoptotica, evidenziato in differenti linee cellulari del tumore. Dunque, l’artemisina, specialmente se adoperata ad elevate dose, causa l’avviamento dei fattori pro-apoptotici, causano l’avviamento della meccanizzazione naturale compromessa durante i processi di suddivisione del DNA e dunque annesso decadimento cellulare
  • funzione antimetastatica, essenziale specialmente per quanto concerne le micro-metastasi prodotte durante i primi stadi di formazione del carcinoma. Codesta tipologia di funzione risulta coesa alle potenzialità dell’artemisina di interdire l’azione di metalloproteasi e di ulteriori proteine, rientranti nel complesso familiare delle integrine, compromesse nella congettura tra la cellula tumorale e la madre extracellulare
  • funzione antiangiogenica, che sottolinea l’azione dell’artemisina di interdire la funzionalità dei quesiti quali il VEGF e il FGF, compromessi durante i processi di angiogenesi. Dunque, codesti quesiti incentivano lo sviluppo delle strutturazioni vascolari, essenziali per conferire nutrimento alla massa tumorale e alla proliferazione per via ematica dei cloni neoplastici
  • funzione di sostegno chemioterapico, al fine di incentivare l’azione citotossica tumorale durante la terapia curativa, specialmente in fattori patologici e tumorali che sono ostili ai farmaci. La meccanizzazione di funzione di codeste azioni non risulta pertanto certa

Sebbene le ricerche in merito risultino sperimentali, oggi giorno le percentuali risulta alquanto favorevoli, dati i processi di meccanizzazione della funzione. Differenti studi attestano la funzione citotossica dell’artemisina e dei corrispettivi derivati sulle strutture cellulari di mastocitoma e adenocarcinoma renale murino.

Dunque, l’occlusione per 72 ore ha evidenziato l’interdizione del 90% della corrispettiva diffusione, mediante la congettura dei procedimenti apoptotici e il freno del ciclo cellulare. Vantaggiosa azione risulta evidente tra la coesione dell’artemisina ai prodotti farmacologici citotossici e chemio terapici, solitamente adoperati nel campo terapeutico.

In base a codeste ricerche, il Programma di Sviluppo Terapeutico del National Cancer Institute ha evidenziato l’efficacia d’inibizione dell’artemisina e dei corrispettivi derivati semisintetici per quanto concerne le cellule del carcinoma del colon, della mammella, delle ovaie, del cervello, del pancreas, del polmone, del melanoma e della leucemia.

I vantaggi avuti in merito alle ricerche svolte in vitro hanno portato gli studiosi della ricerca a studiare l’efficienza dell’artemisina e dei corrispettivi derivati anche in merito al cancro di cui sono affetti gli animali. In codeste ricerche, risulta evidenziato che la somministrazione dell’artemisina ha la capacità di allentare notevolmente lo sviluppo del carcinoma, incentivando positivamente il quadro clinico e riducendo i decessi.

Ulteriore uso dell’artemisina e dei corrispettivi derivati risulta visto durante i trial clinici dell’essere umano. Vantaggi risultano evidenti per quanto concerne il tumore alle cellule squamose della laringe, per il macroadenoma pituitario e per determinati carcinomi polmonari. In codeste ricerche, i principi attivi risultano agglomerati alla chemioterapia. Molteplici studi, tutt’ora svolti, hanno lo scopo di capire le veritiere eventualità cliniche di codesti derivati.

Tossicità

Sebbene non vi siano ricerche prolungate, aventi la funzione di evidenziare gli eventuali effetti dannosi strettamente connessi all’uso terapeutico dell’artemisina, le primarie ricerche nel campo della sperimentazione hanno attestato, in sovradosaggi, benefici totalmente neurotossici.

Ciò nonostante, essendo coese alle ricerche poste nell’ambito letterario in merito all’uso dell’artemisina sotto forma antimalarica, codesto principio attivo risulterebbe tollerabile alle dosi convenzionali. Sono anni che pertanto l’artemisina risulta consigliata data la funzione antimalarica. Ciò nonostante, codesto principio attivo risulta attestato poiché efficiente specialmente per quanto concerne i fattori citostatici e citotossici.

Ricerche nell’ambito della sperimentazione attestano l’alta efficienza antitumorale dell’artemisina e dei corrispettivi derivati, supplementando le terapie cliniche, specialmente per quanto concerne i carcinoma vuolenti e che non hanno benefici dalla terapia.

L’ambito della scienza, spera pertanto che le diversificate trial cliniche ad oggi adoperate, abbiano la capacità di attestare le presupposizioni terapeutiche svolte, allargando di conseguenza le terapie da prendere in considerazione per quanto concerne la rimozione dei tumori.

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