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Aconito Napello: che cos’è, proprietà, utilizzi, benefici e controindicazioni

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Conosciuto ugualmente col denominativo di Aconito napello, è l’Aconitum napellus e dunque una pianta erbacea rientrante nel complesso familiare delle Ranucolaceae.

Che cos’è l’Aconito Napello?

Codesta pianta risulta comunitarie lungo le montagne dell’Europa, del Nord America e dell’Asia, laddove per lunghe tempistiche veniva adoperata all’interno dei differenti campi medici e riti religiosi e sciamanici.

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Per anni, in aggiunta, l’Aconito napello tendeva ad essere adoperato nel campo medico tradizionale per curare dolenza nevralgica. Ad oggi, la stessa tende ad essere ritenuta come una pianta nociva e pertanto, il corrispettivo utilizzo nel campo medico tradizionale risulta del tutto assente.

Ciò nonostante, tende ad essere adoperato nel campo dell’omeopatia. Tende a raggiungere un’altura pari a 1,5 mt. Il fogliame risulta allargato e avente incisioni alternate. I boccioli risultano essere pecuncolati e di tonalità violaceo-bluastra, sebbene vi siano ulteriori varietà di aconito i cui boccioli risultano essere di tonalità giallognola. La zona ipogea del tronco, spesso, risulta essere un rizoma tuberoso fusiforme e la radica risulta susseguente il rizoma.

Proprietà e benefici

Composta dalla radica e dal tubero della pianta, la quale presenta al suo interno principi attivi alquanto pericolosi. Tuttavia, le sostanze tossiche risulta rintracciabili nelle aree della pianta, sebbene all’interno delle radiche e dei tuberi risultino presenti elevati quantitativi. Ciò nonostante, i principi dannosi risultano essere gli alcaloidi policiclici, del quale il peculiare fattore risulta dovuto dall’aconitina.

Strettamente connesso a quest’ultima è la mesaconitina, l’ipaconitina e l’oxo-aconitina. L’aconitina risulta alquanto dannosa, difatti il dosaggio mortale per l’essere umano è pari a 6 mg e risponde a 4 g di tubero appena colto. Essa ha una rischiosità tale da risultare la sostanza velenosa vegetale maggiormente attiva del mondo.

Contrariamente, preminenza di codesta prestazione risulta essere la nepalina, e dunque alcaloide presente all’interno di una varietà di aconito, e dunque l’aconitum ferox del Nepal. Per quanto concerne la tossicità della pianta, risulta riguardare prettamente il muscolo cardiaco e il sistema nervoso. Difatti, l’aconitina svolge azione di accrescimento della penetrabilità delle membrane cellulari per gli ioni di sodio e allenta di conseguenza la polarizzazione.

Dato codesto processo di meccanizzazione, la stessa svolge funzione istigatrice, con annesso blocco delle terminazioni nervose periferiche e del cervello. Per quanto concerne la tossicità riguardo al muscolo cardiaco, se somministrata a ridotti dosaggi comporta bradicardia e ipotensione, mentre a seguito di elevati dosaggi causa azione inotropo positiva, con annessa tachicardia e arresto cardiaco.

Utilizzi

Sebbene risulti essere conosciuta la dannosità conferita da codesta pianta, la stessa, durante gli anni, è stata adoperata in differenti sezioni legate alla medicina popolare nonché tradizionale così come per riti sciamanici e religiosi.

Utilizzi nel campo medico tradizionale

Anticamente, i composti a base di aconito tendevano ad essere adoperati per via topica al fine di curare dolenza reumatoide e nevralgie del trigemino. Infatti, la droga utilizzata superficialmente alla cute svolgeva funzione calmante e conferente consolazione in merito alla stimolazione dolente.

Ciò nonostante, l’azione lassativa dei composti a base di aconito per via topica risulta anteceduto da un senso di bruciore e brulichio dovuto dalla funzione istigante svolta dall’aconitina. Sebbene la veritiera efficienza di codesto trattamento, il pericolo risulta tuttavia veritiero in merito all’assimilazione per via transcutanea.

Per tale motivazione, i composti contenenti aconito tendevano ad essere posti superficialmente alla cute soltanto per ridotte tempistiche e specialmente, non tendevano ad essere adoperati nei soggetti affetti da pelle lacerata.

Sebbene codeste procedure, data l’alta pericolosità dei corrispettivi principi attivi, l’utilizzo della pianta nel campo medico tradizionale risulta essere rimosso e sostituito da rimedi maggiormente affermati ed efficienti. Ad oggi, il solo utilizzo dell’aconito napello risulta essere previsto nel campo dell’omeopatia.

Utilizzi nel campo dell’omeopatia

Nel campo medico omeopatico tendono ad essere adoperati composti miscelati, ricavati dalla diluizione della tintura madre di aconito napello fresco colto durante la fase di germogliatura. I composti omeopatici contenenti aconito risultano prescritti al fine di trattare dolenza nevrotica, patologie infiammatorie acute e palpitazioni cardiache coese all’ansia.

Campo medico popolare ed ulteriori usi

Nel campo medico popolare, l’uso dell’aconito risulta strettamente connesso alla cura di dolenza nevralgica, muscolare e infiammazioni della cute.

Al di fuori degli utilizzi nel campo medico popolare, codesta pianta tende ulteriormente ad essere adoperata durante riti sciamanici e per la preparazioni di pozioni e oli adoperati durante riti magici (quali elisir della giovinezza, pozioni d’amore e afrodisiache, sieri della veridicità).

Controindicazioni

L’avvelenamento da aconitina tende a subentrare non soltanto per deglutizione, altresì per via transcutanea e a ridotte dosi. Le peculiari sintomatologie che subentrano susseguentemente all’avvelenamento da codesta pianta risultano essere:

  • senso di brulichio sulla lingua, le labbra, il volto, la gola e le articolazioni
  • sensazione di oppressione
  • essiccazione delle fauci
  • senso di infiacchimento e frigido
  • miastenia
  • vertigini
  • voltastomaco e dissenteria
  • modificazioni del ritmo del cuore
  • deliquio cardiorespiratorio

Spesso, nel corso di codeste sintomatologie, la rettitudine del soggetto intossicato risulta inalterato e il decesso avviene a causa dell’arresto respiratorio. Dunque, ad oggi non vi sono rimedi aventi la capacità di combattere l’intossicazione da Aconitum napellus.

Tuttavia, il solo rimedio curativo per la cura dell’ingerimento prevede lo sfollamento rapido attraverso rigurgito oppure lavanda gastrica. Ovviamente, il soggetto avvelenato deve sottoposti a ricovero, affinché sia sottoposto a qualsiasi terapia curativa specifica. Molteplici intossicazioni subentrano specialmente durante la stagione primaverile.

Ciò accade in quanto, la germogliatura della pianta diviene per errore colta e rimossa data la confusione con la germogliatura di ulteriori varietà di piante mangiabili, come la cicerbita alpina oppure l’asparago di monte.

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