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Sindrome Compartimentale: che cos’è, sintomi, diagnosi, cause e possibili cure

Sindrome Compartimentale: che cos'è, sintomi, diagnosi, cause e possibili cure

La sindrome compartimentale è un’affezione la cui comparsa si ha successivamente ad emorragie od edemi, e prevede un aumento di pressione nel compartimento muscolare. E’ possibile fare la divisione fra ben 2 tipologie di sindrome compartimentale, e quindi:

  1. Sindrome compartimentale acuta, che compare improvvisamente, ed è molto più grave.
  2. Sindrome compartimentale cronica, che compare in maniera progressiva.

I principali sintomi legati alla sindrome compartimentale sono senza dubbio:

  • Dolore
  • Formicolio
  • Crampi muscolari
  • Tensione muscolare
  • Sensazione di intorpidimento.

La sindrome compartimentale va trattata in base alla tipologia, e quindi, quella acuta richiede intervento chirurgico, mentre quella cronica richiede terapie conservative.

Che cos’è la sindrome compartimentale?

La sindrome compartimentale è sicuramente una condizione da non sottovalutare, e la sua manifestazione provoca aumento della pressione nel noto compartimento muscolare. 

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In anatomia, generalmente, vengono definiti compartimenti muscolari quei gruppi di muscoli appartenenti agli arti inferiori e superiori, che, con vasi sanguigni e nervi limitrofi, vengono chiusi da una resistente membrana tissutale, meglio nota come fascia. Sono queste fasce a comprendere i compartimenti muscolari, le quali non sono molto elastiche, per cui ostacolano l’espansione degli stessi compartimenti.

Sintomi della sindrome compartimentale

Ovviamente i sintomi della sindrome compartimentale acuta risultano essere differenti da quelli della sindrome compartimentale cronica.
I sintomi della sindrome compartimentale acuta sono in genere:

  • Forte dolore muscolare al compatimento interessato; il dolore può diventare più forte se si allunga il muscolo, e non va riducendosi né elevando l’arto, e neppure assumendo antidolorifici.
  • Sensazione di tensione muscolare nel compartimento in questione.
  • Sensazione di formicolio bruciore nella parte di cute che copre il muscolo in questione.

I sintomi portanti della sindrome compartimentale cronica risultano essere invece:

  • Dolori crampi mentre si pratica attività fisica o semplici gesti motori; i disturbi tendono a scomparire nei successivi 10 minuti dal termine delle attività. Continuare a praticare la suddetta attività potrebbe soltanto peggiorare il quadro.
  • Sensazione di intorpidimento nel compartimento muscolare in questione.
  • Rigonfiamento dei muscoli coinvolti.
  • Problemi nel muovere l’arto interessato.

Complicazioni della sindrome compartimentale acuta

Laddove la sindrome compartimentale acuta sia già arrivata ad uno stato più avanzato, può manifestare intorpidimento al compartimento muscolare in questione, e paralisi. Queste manifestazioni ci fanno chiaramente capire che i danni alle strutture anatomiche sono ormai irreversibili.

Se non si passa a trattare in maniera repentina la sindrome compartimentale acuta, può rendersi necessaria addirittura l’amputazione di un arto od entrambi.

Complicazioni della sindrome compartimentale cronica

A differenza di quella acuta, la sindrome compartimentale cronica no risulta essere una vera e propria emergenza. E’ importante però sottolineare il fatto che una mancanza di riposo dell’arto in questione, può generare dei danni permanenti. I danni possono intaccare non solo il compartimento muscolare in questione, ma anche strutture nervose e vasi sanguigni.

Cause della sindrome compartimentale

Come precedentemente visto, la sindrome compartimentale è provocata da emorragie od edemi nel compartimento muscolare. Queste condizioni, a loro volta, generano un alzamento della pressione interna del compartimento, visto che la fascia ne blocca l’espansione.

Questo aumento della pressione fa sì che i vasi sanguigni vengano compressi, bloccando al contempo il regolare fluire del sangue. Se non si va a trattare questo problema, vi è la possibilità che insorgano danni permanenti alle strutture muscolari e nervose del compartimento interessato.

Come tutti sappiamo, all’interno del sangue vi è l’ossigeno necessario a tessuti ed organi del corpo per funzionare e quindi sopravvivere. Laddove vi sia una mancanza del suddetto, tessuti ed organi andrebbero incontro a necrosi, e quindi decesso. Nel caso della sindrome compartimentale, si può rendere necessaria l’amputazione dell’arto in questione. In genere, le zone maggiormente colpite da sindrome compartimentale sono mani, piedi, cosce e braccia.

La sindrome compartimentale è però a sua volta divisibile in 2 tipologie che ben conosciamo, quali sindrome compartimentale acuta sindrome compartimentale cronica. La prima, sicuramente più grave, si contraddistingue dalla seconda per le cause e velocità in cui compaiono i sintomi.

Sindrome compartimentale acuta

La sindrome compartimentale acuta risulta essere quella più comune, e può esser causata da:

  • Fratture agli arti
  • Traumi o lesioni dovute ad uno schiacciamento degli arti
  • Forti traumi muscolari che possono portare a lesioni come lo strappo muscolare. E’ da queste forti lesioni che possono avere origine le emorragie.
  • Utilizzo di gesso o bendaggi troppo stretti durante la formazione di un edema.
  • Gravi ustioni agli arti
  • Operazioni chirurgiche per riparare i vasi sanguigni di arti inferiori o superiori.
  • Sforzi eccessivi, particolarmente quelli che provocano movimenti eccentrici ai muscoli.
  • Abuso di alcool o farmaci.

La sindrome compartimentale acuta fa la sua comparsa in maniera improvvisa, e richiede un intervento repentino.

Sindrome compartimentale cronica

La sindrome compartimentale cronica, invece, compare gradualmente, in seguito ad attività fisiche o ripetuti movimenti, per un lungo periodo. La problematica risulta essere sicuramente meno grave delle precedente, e colpisce prevalentemente i soggetti che praticano sport tipo corsa, ciclismo o nuoto.

Diagnosi della sindrome compartimentale

La diagnosi adeguata allo stabilimento della sindrome compartimentale prevede esame obiettivo, anamnesi e qualche volta la misurazione della pressione nel compartimento muscolare in questione. La radiografia ai raggi X è utile soltanto per escludere condizioni aventi sintomi simili, diagnosi differenziale.

Esame obiettivo ed Anamnesi

Per esame obiettivo si intende un insieme di manovre di diagnosi che il medico effettua per approvare o meno segni che indichino una condizione anormale. Nel caso della sindrome compartimentale, le manovre di diagnosi richieste sono:

  • Compressione dell’area addolorata, per capire l’entità del dolore.
  • Muovere l’arto addolorato, per capire con quale movimento si sente dolore.

Con l’anamnesi, invece, il medico raccoglie tutti i sintomi e i fatti che hanno coinvolto il paziente; è possibile coinvolgere i familiari laddove il paziente sia un bambino.

Misurazione della pressione

Il misuratore di pressione, collegato all’area interessata mediante ago, permette di misurare per l’appunto la pressione del compartimento muscolare. Vengono generalmente fatte 2 misurazioni:

  1. Durante lo svolgimento dell’attività o movimento che provoca dolore
  2. Alla fine dell’attività o movimento.

Possibili cure alla sindrome compartimentale

Il trattamento per la sindrome compartimentale mira a diminuire la pressione nel compartimento muscolare, così da stabilizzare il  flusso sanguigno nello stesso, ed evitare di andare incontro a necrosi dei tessuti.
La terapia per la sindrome compartimentale acuta è differente da quella cronica, vediamo perché.

Terapia per la sindrome compartimentale acuta

Per la sindrome compartimentale acuta è previsto l’intervento chirurgico di fasciotomia. Si tratta di una procedura di emergenza che avviene in ospedale, dove il chirurgo andrà ad incidere la fascia del compartimento muscolare in questione, così da diminuire la pressione dello stesso.

L’incisione viene chiusa soltanto dopo 48-72 ore, tempo necessario perché il tessuto del compartimento muscolare ritorni in sesto. Chiudere prima l’incisione può provocare un ritorno dei sintomi. Vi sono casi in cui la fasciotomia richiede anche un trapianto cutaneo, così da chiudere al meglio l’area incisa.

Terapia per la sindrome compartimentale cronica

La sindrome compartimentale cronica richiede un trattamento conservativo, e quindi non chirurgico, il quale comprende:

  • Riposo dei muscoli, così da guarire ed evitarne comparse e complicanze.
  • Esercizi fisioterapici, allungando i muscoli, e il procedimento deve avvenire soltanto dopo una fase di riposo.
  • Somministrazione di antiinfiammatori non-steroidei, o FANS.
  • Elevare l’arto in questione.
  • Applicazione di ghiaccio per 4 o 5 volte al giorno, per 15-20 minuti, il quale possiede potente azione antiinfiammatoria.

Laddove i sintomi non venissero curati mediante i suddetti rimedi, l’unica soluzione finale risulta essere soltanto l’intervento chirurgico di fasciotomia. 

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